Serial killer, Torino (Pixabay) Valsusanews.it
Torino ospita il museo dedicato ai più celebri serial killer del mondo. Un percorso immersivo tra cronaca, psicologia e storia criminale.
Nel cuore di Torino, tra le eleganti arcate della Galleria Tirrena, un nuovo museo promette di scuotere coscienze e curiosità.
È un luogo che non espone quadri o statue, ma storie. Storie che fanno paura, che attraggono e respingono allo stesso tempo.
Il Serial Killer Museum apre le sue porte nel capoluogo piemontese con un percorso immersivo che esplora la mente dei più celebri assassini seriali della storia.
Un viaggio nel buio dell’animo umano, dove la conoscenza diventa la chiave per capire il male.
Cosa spinge una persona comune a trasformarsi in un assassino seriale? È follia, destino o semplice fragilità umana? Torino prova a rispondere con un nuovo spazio museale che non lascia indifferenti. Nel cuore della città, tra le volte eleganti di via dell’Arcivescovado, ha aperto la seconda sede italiana del Serial Killer Museum, già noto a Firenze per il suo percorso unico e disturbante. L’allestimento torinese invita i visitatori a esplorare le zone più oscure della mente umana, dove il male si manifesta senza logica apparente ma con inquietante precisione.
Il museo si muove come un racconto in movimento: luci, suoni, narrazione e oggetti reali accompagnano i visitatori in un’esperienza sensoriale che rievoca storie vere. È un percorso tra cronaca e psiche, pensato per chi vuole comprendere, non giustificare, la natura del crimine e le sue sfumature più profonde.
Dieci casi emblematici guidano il visitatore in un viaggio nella cronaca nera globale, dove Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia si contendono i numeri più inquietanti. Da Ed Gein, che ispirò il personaggio di Hannibal Lecter, a Jeffrey Dahmer, fino al carismatico e folle Charles Manson, il museo racconta i volti di chi ha sconvolto la storia contemporanea. Non mancano le figure femminili, come Aileen Wuornos o Leonarda Cianciulli, la celebre “saponificatrice di Correggio”, e persino la leggendaria contessa Erzsébet Báthory, simbolo di crudeltà e potere. A queste storie si affiancano i capitoli italiani, con nomi che ancora oggi evocano inquietudine: il Mostro di Firenze, Donato Bilancia e Franco Fuschi, contadino torinese che tra gli anni ’70 e ’90 seminò morte per puro piacere.
Un corner speciale rende omaggio a Cesare Lombroso, padre dell’antropologia criminale e pioniere di una scienza che cercò di spiegare il male attraverso i tratti del volto. Le sue teorie, oggi superate, trovano nel museo un contesto storico e critico che aiuta a comprendere come la criminologia sia evoluta nel tempo. L’esperienza si conclude con un racconto immersivo, tra installazioni in cera, audioguide multilingue e la voce narrante di Giancarlo De Angeli, che accompagna i visitatori in un viaggio dove la paura diventa conoscenza. Il Serial Killer Museum di Torino non celebra l’orrore: lo racconta per comprendere la complessità dell’animo umano e il sottile confine tra normalità e follia.
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