Cronaca

Peste suina africana, un nuovo caso a Cassinelle: rimappatura dei contagi e cambio di rotta

Un caso recente a Cassinelle rialza l’allerta in Piemonte mentre l’Europa alleggerisce restrizioni: cosa cambia per allevatori e territori.

Una nuova positività tra i cinghiali a Cassinelle porta il conteggio comunale a 25 e aggiorna il bilancio piemontese.

Il quadro regionale del Piemonte sale a 791 casi, mentre la Liguria non registra variazioni.

È una fotografia che mescola segnali di attenzione e segnali di miglioramento: da una parte la presenza continua del virus nella fauna selvatica, dall’altra la scelta dell’Unione Europea di rivedere le zone di restrizione.

Quali ripercussioni operative e quotidiane comporta questa situazione? Cosa sta succedendo e quali possono essere le conseguenze per il territorio e i cittadini.

Cosa sta cambiando: numeri, territori e rischi concreti

Il contagio per peste suina rimane prevalentemente legato ai cinghiali: in totale sono 1.940 i casi accertati nell’area, distribuiti in 187 Comuni. I focolai negli allevamenti suinicoli restano limitati a nove, senza nuovi casi segnalati nel recente aggiornamento. In Piemonte la segnalazione di Cassinelle, in Piemonte, rappresenta un campanello d’allarme per le autorità veterinarie locali. L’allerta riguarda soprattutto la necessità di sorvegliare i movimenti e le aree boschive che favoriscono il contatto tra fauna selvatica e allevamenti. In Liguria la situazione rimane stabile, con 1.149 positività complessive ma senza aumenti nell’ultimo monitoraggio.

La mappa dei contagi non è uniforme: aree dove le misure di biosicurezza sono state rinforzate mostrano un contenimento più efficace, mentre territori con fitte popolazioni di cinghiali restano più vulnerabili. Per gli allevatori significa mantenere procedure rigorose: controllo degli accessi, gestione dei reflui, sorveglianza sanitaria costante. Per le comunità rurali è invece fondamentale la collaborazione nelle attività di monitoraggio e segnalazione.

Peste suina (Pixabay) valsusanews.it

Declassamento zone con presenza di peste suina: che cosa cambia e perché

La Commissione Europea ha autorizzato il declassamento della Zona di Restrizione III a partire dal 23 settembre, una modifica formale che prende atto dei risultati ottenuti dopo l’ondata del 2024. Rimappate le aree: 20 Comuni transitano dalla ZRIII alla ZRII, 22 scendono a ZRI e 119 tornano ad essere considerati zona libera. Il cambio di classificazione non significa abbassare la guardia: rappresenta invece un riconoscimento dei progressi ottenuti grazie a interventi mirati e monitoraggio costante. Gli allevatori guadagnano margini di operatività in più, ma restano obblighi di sorveglianza e di segnalazione pronti a essere reintrodotti se la situazione dovesse peggiorare.

Per i cittadini delle aree coinvolte dal contagio di peste suina, invece, il declassamento porta cambiamenti percepibili nella vita quotidiana. Le misure più rigide, come i controlli frequenti sugli spostamenti di prodotti alimentari e le limitazioni nelle attività di caccia o raccolta nei boschi, vengono ridotte. Questo significa una maggiore libertà nei piccoli commerci locali, soprattutto per chi lavora con prodotti agricoli o di trasformazione che prima subivano vincoli severi. Allo stesso tempo, chi vive in campagna o in zone rurali potrà muoversi con meno ostacoli burocratici, mantenendo però alcune precauzioni legate al contatto con la fauna selvatica. Mentre per i consumatori, l’effetto più immediato è un alleggerimento delle difficoltà che hanno colpito la filiera suinicola: maggiore stabilità nei prezzi, più disponibilità di carne e salumi tipici.

Barbara Guarini

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