Pensione anticipata, scatta il nuovo contributo da 900 € | Uscita a 60 anni solo per chi versa subito

Pensione anticipata (Canva) Valsusanews.it
Un nuovo contributo una tantum cambia le regole della pensione anticipata: chi vuole lasciare il lavoro a 60 anni deve versare subito 900 euro.
L’uscita dal mondo del lavoro a 60 anni non è più un miraggio, ma una possibilità concreta riservata a chi accetta nuove condizioni economiche.
Un contributo aggiuntivo e immediato, fissato a una cifra prestabilita, diventa la soluzione per accedere alla pensione anticipata.
Una novità che apre prospettive, ma anche interrogativi: chi potrà davvero beneficiarne?
E quali saranno gli effetti per i lavoratori che desiderano un futuro più libero e meno vincolato dai ritmi professionali?
Una nuova regola che cambia il percorso verso la pensione
Il dibattito sulla pensione anticipata è da anni uno dei temi più discussi in Italia, complice l’invecchiamento della popolazione e la necessità di garantire equilibrio ai conti pubblici. Molti lavoratori, stanchi di carriere lunghe e spesso usuranti, guardano con interesse a misure che possano consentire un’uscita più rapida. La soglia dei 60 anni resta simbolica, punto di arrivo per chi sogna un futuro sereno e maggior tempo libero.
Negli ultimi anni si sono susseguite formule diverse: dalle quote agli scivoli aziendali, fino ai piani sperimentali. Tuttavia, nessuna misura aveva mai introdotto un versamento immediato per ottenere il diritto all’anticipo. La nuova disposizione, con gli importi richiesti, segna un passaggio inedito che distingue questa misura dalle precedenti, sollevando curiosità ma anche dubbi su equità e sostenibilità.
Pensione a 60 anni con il versamento immediato di contributi
La vera novità non riguarda un contributo una tantum, ma il disegno di legge Bucalo (FdI) che punta a modificare il riscatto della laurea solo per docenti e personale scolastico. L’idea è abbattere i costi, passando dagli attuali 6.000 euro a 900 euro all’anno, così da rendere più accessibile la possibilità di conteggiare gli anni di studio come periodi lavorativi validi ai fini pensionistici. In questo modo l’età pensionabile verrebbe di fatto anticipata, aprendo la strada a un ricambio generazionale nel mondo dell’istruzione.
Il riscatto di laurea, infatti, consente di trasformare il percorso universitario in anzianità contributiva, con due modalità: ordinaria o agevolata. Finora, anche nella versione agevolata, il costo rimaneva elevato e poco sostenibile per molti. Il ddl in discussione prevede invece un’aliquota ridotta al 5%, pari a circa 900 euro per ciascun anno riscattato: una laurea magistrale di cinque anni costerebbe complessivamente 4.500 euro. La misura includerebbe non solo insegnanti di ruolo, ma anche precari e personale con contratto a termine, offrendo una concreta opportunità di pensione anticipata a una platea molto più ampia.