“Non venite in Pronto Soccorso”, allarme sanitario gravissimo | Se ti ammali ci lasci la pelle

Allarme pronto soccorso (web) - Valsusanews.it
Che cosa succederebbe se, in caso di emergenza, l’ospedale più vicino non fosse in grado di darti l’assistenza di cui hai bisogno?
Il sistema sanitario italiano, che una volta era un’eccellenza, oggi mostra delle falle preoccupanti.
Se pensi di essere al sicuro, potresti dover rivedere le tue certezze.
Un nuovo report lancia un allarme gravissimo, svelando una verità sconcertante sui livelli di cura garantiti ai cittadini.
Preparati a scoprire quali sono le regioni dove la tua salute è davvero in pericolo e perché l’accesso alle cure non è più un diritto garantito per tutti.
La “pagella” della salute
Ti sei mai chiesto se i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) vengono davvero assicurati a tutti i cittadini italiani? Un recente report della Fondazione Gimbe ha fatto luce su questa questione, analizzando i dati del Ministero della Salute e offrendo un quadro dettagliato della situazione. I LEA sono le prestazioni sanitarie che ogni Regione deve garantire gratuitamente o tramite il pagamento del ticket. Sono, a tutti gli effetti, la “pagella” ufficiale che valuta i servizi sanitari regionali, premiando le Regioni virtuose e identificando quelle con criticità.
L’analisi di Gimbe, basata sul monitoraggio del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), ha rivelato una realtà preoccupante. Nel 2023, solo 13 Regioni su 21 sono riuscite a raggiungere gli standard di cura minimi. Tra queste, solo tre appartengono al Mezzogiorno: Puglia, Campania e Sardegna, le uniche a ottenere la promozione al Sud. Purtroppo, il divario tra Nord e Sud rimane netto, con sei Regioni del Nord tra le prime dieci e ben sette del Mezzogiorno tra le ultime, a dimostrazione di una sanità a due velocità che continua a penalizzare i territori più svantaggiati.
Serve una svolta
Il quadro dipinto dal report non è solo una fotografia delle attuali differenze, ma un vero e proprio campanello d’allarme. Otto Regioni hanno registrato un peggioramento nell’erogazione dei servizi rispetto al 2022. I cali più significativi si sono verificati in Lazio, Sicilia, Lombardia e Basilicata, che hanno perso rispettivamente 10, 11, 14 e 19 punti. Questo dato è particolarmente allarmante, perché dimostra che la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale non è più garantita nemmeno in Regioni considerate storicamente solide.
La Fondazione Gimbe sottolinea come, al di là dei punteggi, esistano marcati squilibri nella qualità dell’assistenza, anche nelle Regioni adempienti. Una sanità che funziona bene solo in ospedale, per esempio, non può essere considerata realmente efficace nel rispondere ai bisogni dei cittadini. Il divario Nord-Sud, quindi, non si riflette solo nei numeri, ma anche nella reale qualità delle cure che, in base alla propria residenza, possono risultare insufficienti o frammentate. Il report invita a una profonda riflessione sulla necessità di una radicale revisione dei sistemi di controllo e di intervento, per garantire che il diritto alla salute sia davvero uguale per tutti, senza eccezioni.