“Non mi ricordo, agente”, questa frase ti costa 1.100€ di multa | Se hai poca memoria, ti conviene iniziare a inventare

Multa (web) - Valsusanews

Multa (web) - Valsusanews

Quante volte vi siete sentiti chiedere qualcosa e la risposta è stata un sonoro “non mi ricordo”? Da oggi questa risposta può costarti cara.

Magari la data dell’ultimo tagliando, l’ultimo cambio gomme o dove conservate le chiavi di scorta della vettura.

Una piccola amnesia che, di solito, provoca solo un po’ di frustrazione.

Ma cosa succede se questa “amnesia” vi colpisce proprio quando un’autorità vi chiede di fornire un’informazione cruciale?

Preparatevi a scoprire come un semplice vuoto di memoria può costare carissimo e perché, in alcuni casi, è meglio avere una buona spiegazione che una scusa banale.

Un obbligo che pesa

Tra le notifiche più temute, quelle delle violazioni del Codice della Strada sono in cima alla lista. Ma oltre al pagamento della multa, alcune sanzioni comportano un obbligo aggiuntivo: comunicare chi era alla guida del veicolo al momento dell’infrazione. Questo accade in caso di infrazioni che prevedono la decurtazione dei punti dalla patente. L’obiettivo è semplice e logico: i punti devono essere tolti a chi ha effettivamente commesso la violazione, non al proprietario del veicolo se non era lui al volante.

L’articolo 126 bis del Codice della Strada stabilisce che chi riceve una multa con decurtazione di punti ha 60 giorni di tempo per fornire i dati del conducente. Questa norma, supportata anche dalla Corte Costituzionale, serve a garantire che la sanzione, che è strettamente personale, colpisca la persona giusta. Tuttavia, non sempre è facile ricordare chi guidava, soprattutto se l’auto è usata da più persone in famiglia o in azienda, o se l’infrazione è avvenuta mesi prima.

Vuoto di memoria all'arrivo della multa (web) - Valsusanews
Vuoto di memoria all’arrivo della multa (web) – Valsusanews

Non ricordare costa caro

Ignorare la richiesta delle autorità o rimanere in silenzio non è affatto la soluzione. Anzi, l’omissione è una violazione a sé stante che genera una seconda, e salatissima, sanzione. Chi non fornisce i dati del conducente rischia una multa che può variare da 286 a oltre 1.100 euro. Dichiarare semplicemente di non ricordare, senza fornire una valida motivazione, non è sufficiente a evitare la sanzione. La Corte Costituzionale ha infatti chiarito che non esiste un “obbligo di memoria assoluta” e che il cittadino non può essere punito per una semplice dimenticanza. Tuttavia, per evitare la multa, è necessario fornire una spiegazione “concreta e motivata” della propria impossibilità a ricordare.

Non esiste un elenco preciso di scuse valide, ma la giurisprudenza ha individuato alcune circostanze che vengono considerate plausibili. Tra queste, un ritardo nella notifica del verbale, che rende oggettivamente difficile ricostruire un evento accaduto mesi prima, o l’uso condiviso del veicolo tra più persone. Anche situazioni straordinarie, come un furto del mezzo (ovviamente documentato), possono essere considerate valide. È importante sapere che la decisione finale spetta comunque all’autorità, che può ritenere la giustificazione insufficiente. In questi casi, l’unica via d’uscita rimane il ricorso al Giudice di Pace.