Buste vietate ai matrimoni, se ti beccano a consegnarla allo sposo ti arrestano | Posto di blocco fuori al ristorante

Addio busta al matrimonio web) - Valsusanews.it

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Una tradizione secolare, quella delle buste in contanti agli sposi, rischia di finire sotto la lente d’ingrandimento della legge.

Quello che doveva essere un giorno di gioia si è trasformato in un incubo giudiziario per gli invitati.

Dalle panche della chiesa al banco degli imputati: un passo incredibilmente breve che sta scuotendo l’Italia.

La Procura ha mosso accuse pesantissime, ritenendo le classiche “buste” in realtà una mossa per coprire attività illecite.

Preparatevi a scoprire la storia surreale che ha trasformato un matrimonio in un caso di favoreggiamento.

Le buste che portano dritti in tribunale

Normalmente si finisce indagati per eccessi durante l’addio al celibato, ma che a finire sotto processo siano gli invitati di un matrimonio, questo è un fatto che accade di rado. È la storia di Pasquale Iadicicco, sposo nel 2018 e già noto alle cronache per precedenti di droga. Mesi dopo la festa, un blitz della polizia a Palestrina, alle porte di Roma, ha portato al ritrovamento di droga, materiale per il confezionamento delle dosi e, soprattutto, 10mila euro in contanti, nascosti sottovuoto dietro un’intercapedine nella casa dei novelli sposi. Quando gli agenti hanno chiesto spiegazioni sull’origine del denaro, lo sposo ha tentato di giustificarsi con una risposta che sembrava plausibile: «Sono i regali del matrimonio, le buste degli invitati». Una risposta logica, se non fosse per i dettagli del nascondiglio e del sottovuoto, che hanno insospettito gli inquirenti fin da subito.

Lo sposo, per sostenere la propria versione, non si è arreso. È riuscito a convincere ben 18 invitati a mettere nero su bianco la loro verità. Amici e parenti hanno firmato dichiarazioni in cui attestavano di aver contribuito con la tradizionale “busta”: chi 300 euro, chi 800, 1.500 euro dai testimoni. A corredo della difesa, sono state presentate anche foto del matrimonio, inviti e bigliettini. La Procura, però, non si è lasciata intenerire. La sostituta procuratrice Silvia Sereni ha contestato l’intera documentazione. A suo avviso, quelle dichiarazioni non sono spontanee, ma di comodo, tentativi orchestrati per giustificare soldi che, secondo l’accusa, deriverebbero invece dal traffico di droga.

Legge (web) - Valsusanews.it
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Meglio regalare qualcos’altro

La sostituta procuratrice, nei suoi atti, contesta agli invitati di aver “attestato falsamente” di aver elargito le somme in contanti per il matrimonio. L’accusa non è di aver regalato soldi, ma di aver mentito sull’origine dei 10mila euro trovati, cercando di coprire le attività illecite dello sposo. Il risultato è drammatico: tutti e diciotto gli invitati sono stati rinviati a giudizio per favoreggiamento. Sono colpevoli, secondo l’accusa, di aver aiutato lo sposo, Pasquale Iadicicco, a nascondere la reale provenienza del denaro.

Questa vicenda crea un precedente legale inquietante. Gli imputati si difendono con fermezza, respingendo ogni accusa: «Eravamo solo invitati», sostengono. Tuttavia, il caso dimostra come anche un gesto innocente e tradizionale, come la consegna di una busta in contanti a un matrimonio, possa finire sotto l’occhio implacabile della legge, se associato a contesti e personaggi già indagati.