Addio Nestlé: il colosso travolto da debiti e crollo in Borsa | Dovremo dire addio a tutti i prodotti più amati di sempre

Addio nestle (web) - Valsusanews.it
Il gigante del cioccolato, del caffè e dell’acqua minerale sta tremando sotto i colpi di una crisi senza precedenti.
Le nostre dispense, piene dei suoi prodotti iconici, potrebbero non essere più le stesse.
Il colosso svizzero, un tempo sinonimo di stabilità inattaccabile, è in ginocchio, travolto da numeri impietosi e scosse interne.
Un crollo in Borsa che fa paura e che mette in discussione l’esistenza stessa di alcuni dei nostri marchi preferiti.
Stiamo davvero per dire addio ai prodotti che hanno segnato la nostra infanzia e le nostre colazioni?
Un vero addio?
A Vevey, sulle rive del lago di Ginevra, Nestlé sta attraversando una delle fasi più difficili della sua storia recente. La portata del terremoto è evidente osservando il suo valore in Borsa, dove il titolo ha perso circa il 40% negli ultimi tre anni. Non è il biglietto da visita che ci si aspetta dal colosso indiscusso delle nostre dispense. La vera scossa è arrivata dalla dirigenza: dopo due CEO saltati in un anno, a metà settembre anche lo storico presidente Paul Bulcke ha lasciato in anticipo, cedendo il posto a Pablo Isla. L’uomo che ha trasformato Inditex (Zara) in un impero guiderà il Consiglio d’amministrazione dal 1° ottobre, affiancato da Philipp Navratil, nominato CEO dopo l’uscita di Laurent Freixe.
Le sfide sul tavolo sono enormi. Oltre a dover riconquistare la fiducia di investitori e dipendenti dopo mesi turbolenti, l’azienda deve fare i conti con un portafoglio di oltre duemila marchi che rischia di disperdere energie. Persino il caffè, simbolo storico della casa, non è più inattaccabile, con la concorrenza che stringe d’assedio Nescafé e Nespresso. A complicare lo scenario si aggiungono il rallentamento dei mercati emergenti, la Cina in primis, e un debito che ha superato i 60 miliardi di franchi, unito a una politica dei dividendi giudicata troppo generosa.
Un declino senza precedenti
Nonostante l’enorme bagaglio storico che le ha permesso di resistere a guerre e scandali, la sfida di Nestlé oggi non è solo economica, ma culturale. Come osserva Blick, la fiducia degli azionisti è in caduta libera. La dirigenza è giudicata troppo distante e appesantita da un’età media elevata, mentre prodotti storici come le pizze surgelate o gli Smarties sembrano fuori tempo rispetto alle aspettative delle nuove generazioni, più attente a salute, autenticità e sostenibilità. Senza un cambiamento profondo di mentalità, meno burocrazia e maggiore apertura alle idee fresche, il colosso di Vevey rischia grosso: non solo di perdere ulteriore competitività, ma di scivolare verso un declino strutturale.
Il nuovo CEO Philipp Navratil ha subito chiarito la sua linea: «La nostra azienda deve muoversi più velocemente, essere più aperta a nuove idee e imparare a correre dei rischi», ha dichiarato. Le sue parole suonano come un avvertimento: se il gigante non si scrolla di dosso la sua lentezza, rischia di trasformarsi in un colosso dai piedi d’argilla. Accanto a lui, il presidente Pablo Isla è l’uomo del destino, noto per aver reso Zara un impero agile. Come ha sottolineato Reuters, gli investitori scommettono che la coppia Navratil-Isla possa compiere la stessa magia anche con caffè e biscotti. Il gigante svizzero non è affondato, ma la sua sopravvivenza, e quella dei suoi amati prodotti, dipenderà dalla sua capacità di ritrovare l’agilità e lo slancio perduti.