Scatta il divieto, il bagno non è un diritto: nei locali pubblici devi pagare la tassa extra se ti scappa

Bagno (web) - Valsusanews.it

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Un’esigenza naturale, un’urgenza improvvisa, e ti trovi di fronte a un’amara sorpresa. Quello che credevi un diritto inviolabile, in realtà, nasconde una regola ferrea e poco conosciuta.

Ti è mai capitato di entrare in un locale solo per usare la toilette, sentendoti quasi in colpa?

E se ti dicessero che quel senso di colpa ha un fondamento legale?

Preparati a scoprire una realtà che stravolge le tue convinzioni più basilari.

La prossima volta che “ti scappa”, la soluzione potrebbe non essere così semplice come pensi.

Il confine tra pubblico e privato

La questione è stata oggetto di dibattito, ma la risposta legale è chiara: l’accesso ai servizi igienici di un locale pubblico è riservato ai suoi clienti. Una sentenza del TAR Toscana (n. 691 del 18/2/2010) ha chiarito il concetto, annullando una delibera comunale di Firenze che obbligava i locali a concedere l’uso gratuito del bagno “a chiunque ne facesse richiesta”. Il TAR ha stabilito che imporre un servizio gratuito ai privati, che per il Comune è a pagamento (come nei bagni pubblici), sarebbe una violazione della libertà di iniziativa economica. Di conseguenza, il diritto di usare la toilette è legato alla consumazione, mentre i bagni pubblici sono la soluzione per chi non è cliente.

La legge, in particolare il Tulps (Testo Unico delle Leggi sulla Pubblica Sicurezza), stabilisce che un gestore non può rifiutarsi di mettere la toilette a disposizione di un “cliente pagante” senza un “giustificato motivo”. La cosa interessante è che non esiste un importo minimo di consumazione: l’acquisto del prodotto meno costoso rende a tutti gli effetti il cliente “pagante”, garantendo il diritto di usufruire del bagno. Tuttavia, i locali non possono imporre una tariffa fissa per l’uso dei servizi igienici, poiché non possono chiedere un corrispettivo per un servizio che non è l’oggetto della loro attività commerciale.

Bagno con consumazione obbligatoria (web) - Valsusanews.it
Bagno con consumazione obbligatoria (web) – Valsusanews.it

La legge impone il bagno, ma non per tutti

È importante sottolineare che tutti gli esercizi che prevedono la somministrazione di alimenti e bevande, come bar, ristoranti, pizzerie e pub, hanno l’obbligo di possedere un bagno a norma e funzionante. Questo non vale per i locali che offrono solo il servizio d’asporto, come rosticcerie o pizzerie. L’obbligo di avere un bagno, però, non si traduce in un diritto di accesso per chiunque. Un gestore può negare l’uso del bagno a un cliente solo per un “giustificato motivo”, come un’inagibilità temporanea o perché è già occupato. In caso di un locale che non ha un bagno a norma o funzionante, il cliente a cui viene negato l’uso può segnalarlo alla polizia municipale, che potrà sanzionare l’attività.

Ci sono, tuttavia, delle eccezioni: sebbene la normativa generale sia chiara, alcuni regolamenti comunali possono stabilire regole diverse. Un esempio è il Comune di Parma, che con una delibera del 2014 ha obbligato i gestori a “assicurare la piena ed effettiva fruibilità ed efficienza dei servizi igienici interni ai locali (consentendone l’utilizzo gratuito al pubblico)”. In assenza di regolamenti simili, la regola rimane la stessa: il bagno è un servizio per i clienti.