Disastro pensioni, non ci può più andare chi è nato in questi anni | Il Governo ha fatto lo scherzetto agli italiani

Pensionati in lacrime - Fonte Canva - Valsusanews.it
Le nuove regole previdenziali cambiano tutto: pensioni sempre più lontane e rischio di non vedere mai l’assegno mensile.
C’era un tempo in cui la pensione sembrava un traguardo vicino, un diritto raggiungibile con relativa facilità.
Oggi, però, la realtà appare molto diversa. Quali generazioni pagheranno il prezzo più alto di queste trasformazioni?
E soprattutto, perché proprio i più giovani rischiano di lavorare ben oltre i limiti immaginati?
Una domanda che riguarda milioni di italiani, destinata a cambiare la prospettiva sul futuro lavorativo di intere fasce d’età.
Un traguardo che sembra irraggiungibile: se hai questa caratteristica sei a rischio
Il sistema previdenziale italiano è in continua trasformazione e ciò che un tempo appariva certo oggi diventa mutevole. L’età di pensionamento non è più un parametro fisso, ma un obiettivo che si sposta in avanti con il passare degli anni. Se in passato c’erano vie d’uscita anticipate e flessibili, oggi le condizioni sono sempre più stringenti e il percorso appare complesso.
A influenzare la situazione contribuiscono diversi fattori: l’aumento dell’aspettativa di vita, i vincoli di bilancio dello Stato e i meccanismi introdotti dalla legge Fornero. Tutto ciò rende più difficile accedere al pensionamento in età relativamente giovane. Ne consegue che chi ha iniziato a lavorare tardi o con contratti precari rischia di rimanere intrappolato in un sistema che non lascia spazio a deroghe, prolungando inevitabilmente il tempo passato dietro la scrivania o in fabbrica.
Pensioni sempre più lontane: rischi di non vederla più se hai questo numero sulla carta d’identità
Secondo i dati più recenti, l’età media per il pensionamento in Italia è oggi di circa 64 anni, ma la tendenza è chiara: il traguardo si sposta sempre più in avanti. Dal 2027 tornerà l’adeguamento con la speranza di vita, un meccanismo che ogni due anni rivede i requisiti anagrafici, spostando progressivamente l’uscita dal mondo del lavoro. Le proiezioni parlano chiaro: chi è nato negli anni ’80 potrà ritirarsi non prima dei 69 anni, mentre per i nati negli anni ’90 l’età supererà i 70, fino a sfiorare i 71 o addirittura i 75 anni per i nati dopo il 2000.
Non basta l’età: dal 1996 è entrato in vigore il sistema contributivo puro, che richiede anche una soglia economica minima per poter accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Chi non riesce a raggiungerla, a causa di stipendi bassi, lavori saltuari o carriere discontinue, dovrà aspettare la pensione contributiva, fissata oggi a 71 anni, ma anch’essa soggetta agli adeguamenti. In sostanza, più si è giovani oggi e più tardi si potrà smettere di lavorare. Un cambiamento epocale che ridisegna il futuro delle nuove generazioni, costrette a immaginare un orizzonte professionale ben più lungo dei loro genitori.