Ma quali sfogliatelle e cannoli, il DOLCE più BUONO d’Italia è questo | In estate fa il botto ovunque

Ma quali sfogliatelle e cannoli, il DOLCE più BUONO d’Italia è questo | In estate fa il botto ovunque

dolci - wikimedia commons - valsusanews

A Procida, l’isola più piccola e più autentica del Golfo di Napoli, ci sono profumi che si imprimono nella memoria tanto quanto i colori delle case che si specchiano sul mare.

Tra questi, quello dolce e agrumato delle Lingue di Procida, il dolce simbolo dell’isola, che accompagna colazioni lente e chiacchiere nei bar affacciati sulle piazze. Chiunque sia stato a Procida almeno una volta lo sa: al mattino, insieme al caffè fumante, si può scegliere di abbandonare il classico cornetto per qualcosa di diverso, di più tipico, che sa di casa e tradizione.

Le lingue calde – così vengono chiamate dai procidani – sono fatte di sfoglia sottile e dorata che custodisce al suo interno un cuore di crema pasticcera profumata al limone. Un dolce semplice, ma che racchiude in sé la quintessenza dell’isola: la freschezza degli agrumi, la leggerezza della sfoglia, la dolcezza vellutata della crema.

Il primo morso è un piccolo spettacolo. La croccantezza della superficie zuccherata lascia spazio alla morbidezza del ripieno, e il profumo di limone, che a Procida è ovunque, avvolge subito i sensi. È come mordere un frammento dell’isola stessa, con i suoi giardini di limoni che si arrampicano sulle terrazze e il vento di mare che li accarezza. Non a caso, le Lingue di Procida sono diventate negli anni un simbolo di accoglienza, un biglietto da visita goloso per chiunque metta piede sull’isola.

La ricetta, a ben vedere, non è complicata. Si prepara una crema pasticcera classica, arricchita con scorza di limone, la si lascia raffreddare e la si racchiude tra due ovali di pasta sfoglia. Dopo aver sigillato bene i bordi, si spennella la superficie con uovo o latte, si cosparge con zucchero e si inforna fino a ottenere una doratura uniforme. Una volta sfornate, le lingue devono essere gustate ancora tiepide: è in quel momento che sprigionano tutta la loro fragranza e regalano la consistenza perfetta.

Le varianti nate nel tempo

Come spesso accade con i dolci della tradizione, nel tempo sono nate varianti che giocano con i gusti più diversi. C’è chi sostituisce il limone con crema al caffè o alla vaniglia, chi azzarda il cioccolato, chi sperimenta con gli agrumi locali come l’arancia. Ma la versione classica resta la più amata, perché lega indissolubilmente il dolce al suo territorio e alla storia di chi lo prepara da generazioni.

Le Lingue di Procida non sono semplici dolci da bar. Sono il racconto di un luogo attraverso il cibo, un piccolo gesto che racchiude cultura e identità. Assaggiarle significa fermarsi, prendersi del tempo, concedersi una parentesi di piacere. Forse è proprio questa la loro forza: la capacità di far vivere, in un morso, la filosofia di un’isola che resiste ai ritmi frenetici, che difende la lentezza e la convivialità come valori da custodire.

Lingua di bue – foto youtube i sapori di procida di un tempo – valsusanews

Un’essenza semplice ma ricca

Così, mentre si sorseggia un caffè guardando il porto e si assapora una lingua calda appena sfornata, Procida si rivela in tutta la sua essenza: semplice, genuina, sorprendentemente ricca.

E ci ricorda che la felicità, a volte, è racchiusa tra due strati di sfoglia croccante e una crema che profuma di limone.