2mila dipendenti a casa e senza soldi, la crisi ha colpito la maggiore delle compagnie aeree | Sull’orlo del fallimento

Licenziamenti (canva) Valsusanews.it
Dopo anni di proroghe e promesse, l’ultimo capitolo si chiude. Migliaia di lavoratori restano senza stipendio, migliaia di licenziamenti.
Sembrava una pausa temporanea, una di quelle crisi che il tempo e la politica sanno aggiustare.
Invece, il destino di migliaia di lavoratori si è compiuto in silenzio, senza clamore ma con la disperazione delle famiglie.
Dopo anni di attese, promesse e proroghe, la compagnia aerea che ha portato l’Italia nel mondo è arrivata al capolinea.
Mentre le ultime lettere di licenziamento vengono recapitate, resta una domanda sospesa: come si è potuti arrivare fin qui, dopo decenni di storia e orgoglio nazionale?
Il crollo dell’ex compagnia aerea: cosa sta succedendo
Un’ombra lunga aleggia su quello che fu il simbolo dell’Italia nei cieli. Dopo anni di attesa e proroghe, la fine sembra ormai inevitabile. Migliaia di lavoratori, rimasti in bilico tra speranza e disillusione, si trovano oggi davanti a una verità amara: il futuro di Alitalia è definitivamente tramontato.
Per molti, la compagnia non era solo un posto di lavoro ma una seconda casa, una storia collettiva fatta di voli, divise e orgoglio nazionale. Tuttavia, dopo l’ultimo decollo, la realtà ha preso il sopravvento. L’ennesimo tavolo ministeriale non ha portato risposte, mentre le lettere di licenziamento hanno cominciato a raggiungere le case dei dipendenti, segnando la parola fine a un percorso durato decenni.
Licenziamenti: 1.953 dipendenti senza reddito
La cassa integrazione per gli ex dipendenti Alitalia è terminata e, con essa, la speranza di una nuova proroga. Sono 1.953 i lavoratori che hanno ricevuto, il 13 ottobre 2025, la lettera con cui l’azienda comunica la risoluzione definitiva del contratto. Migliaia di licenziamenti. Un colpo durissimo per chi, dal 2017, viveva grazie agli ammortizzatori sociali prolungati di anno in anno. I sindacati, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo, contestano il tempismo della decisione, avvenuta alla vigilia di un incontro al Ministero del Lavoro, chiedendo al Governo di sospendere i licenziamenti e ripensare al sostegno per i lavoratori. L’esecutivo, però, sembra deciso a non rinnovare la Cigs, chiudendo così una lunga stagione di aiuti pubblici.
Resta solo la Naspi, l’indennità di disoccupazione che verrà integrata dal Fondo di solidarietà del settore aereo, l’unico strumento per mitigare la perdita. Grazie a questo fondo, l’assegno non subirà riduzioni e potrà essere esteso fino a tre anni, consentendo ai lavoratori più anziani di raggiungere la pensione entro il 2030. Un epilogo annunciato, che segna non solo la fine di un’era industriale ma anche la dissolvenza di un simbolo nazionale. Dopo Alitalia, restano i ricordi di un’Italia che volava alto e la consapevolezza che, senza una visione comune, anche le ali più forti possono spezzarsi.